181 – Ritorno del figliol prodigo

Il ritorno del figliol prodigo
Il ritorno del figliol prodigo

Titolo:  Ritorno del figliol prodigo
Anno:  1650 – 1659
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni:   216×231
Città:  Reggio Calabria
Collocazione:  Pinacoteca Civica
Il tema del Ritorno del figliol prodigo è stato spesso trattato da Mattia Preti nella sua lunga carriera pittorica. Alle testimonianze artistiche conosciute si possono aggiungere le già note citazioni della ‘vita’ del De Domirici, dove oltre alla tela del duca di Maddaloni (Utili 1999, p. 138) se ne ricordano altre due en pendant eseguite dal pittore per il marchese Gagliano (De Dominici 1742, p. 342), e le più recenti scoperte archivistiche, come quella del 1686 relativa ad alcuni quadri di don Silvio Sortino, fra i quali uno raffigurante una storia del figliol prodigo (Spike 1998, pp. 229,231,253). Questa frequenza del soggetto sembra in accordo con le scelte tematiche della ‘pedagogia’ controriformistica che in esso celebrava il pentimento e il perdono, lasciando trasparire significative allusioni alla Confessione – tanto dibattuta dal protestantesimo -, attraverso richiami all’autorità, all’obbedienza, alle «metamorfosi del peccato» e finanche al rispetto «del diritto alle proprie scelte» (De Maio 1983, p. 51). … Qualunque sia l’impaginazione (di ampio respiro – nelle quali rientra questa di Reggio Calabria – o di taglio ravvicinato) può essere messo in evidenza come elemento iconografico essenziale l’abbraccio fra padre e figlio, che privilegia dunque il sentimento della riconciliazione.
Fra tutti i dipinti con analogo soggetto pervenuti e di grande dimensione, questo è senz’altro il più affollato di personaggi secondari, tratti essenzialmente dal racconto evangelico, ma anche inseriti per assecondare quella ‘meraviglia’ che, come è stato rilevato (De Maio 1983, p. 51), nei gesti degli astanti amplìfìca quello del perdono del padre. Nello stesso tempo, però, l’impaginazione è caratterizzata da un’assenza di monumentalità delle figure, quasi che si volesse privilegiare l’aspetto narrativo del racconto, come del resto sembrerebbe sottolineato dall’impostazione da sotto in su e dalle molteplici ‘quinte’ che articolano e definiscono lo spazio in senso scenografico.
Sin dalle prime segnalazioni questo dipinto, oggi custodito a Reggio Calabria, è stato considerato eseguito durante gli anni napoletani del Preti, riscontrandovi ora vicinanze con il Convito di Baldassarre di Capodimonte (Montalto 1920, p. 104), ora con la tela di Le Mans (Utili 1982, p. 229), in ogni modo lo si è ritenuto databile nel corso degli anni Cinquanta, (Carandente 1971, p. 5).
Giorgio Leone
Mattia Preti, Il Cavalier Calabrese – Electa Napoli, 1999