103 – Resurrezione di Lazzaro

Titolo:  Resurrezione di Lazzaro
Anno: 1655-1660
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni:   208×261
Città: Roma
Collocazione:  Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini
Nell’illustrare il soggetto nella tela in esame, Mattia Preti concentra l’attenzione sullo sgomento prodotto dall’atto prodigioso , secondo una poetica figurativa incentrata sulla ricerca di effetti drammatici ricchi di pathos. Il pittore ambienta l’episodio sotto un portico in modo da creare un esasperato gioco chiaroscurale, in cui intensi fasci luminosi colpiscono di sbieco le figure ponendo in evidenza il corpo pallido ed emaciato di Lazzaro sul sepolcro. Di fronte a lui, Gesù solleva la mano in un fermo gesto di benedizione vivificante, mentre intorno numerose figure esprimono sbigottimento spalancando le braccia. Le particolari scelte compositive e luministiche sono state indagate con lucidità da Leone (in Catanzaro 2009) che ha individuato nel corpo di Lazzaro e del personaggio che scioglie la fune ai sui piedi chiari riferimenti alla pittura di Jusepe de Ribera, attivo a Napoli a partire dal secondo decennio del Seicento. Non meno calzante è il rimando al Ritorno del figliol prodigo del Museo di Capodimonte (cfr. Spike 1999, n.119), già proposto dalla Vodret (in Napoli 1999) e alle tele con Cristo e il centurione di Palazzo Abatellis a Palermo (cfr. Spike 1999, n. 152) e Cristo davanti a Erode nella chiesa di san Martino di Sambughè (cfr. Spike 1999, n. 208): i confronti con queste opere, «begli esempi dello stile eroico che Preti adottava negli anni 1655-1665» (Spike 1999, p.274) consentono di collocare anche la Resurrezione di Lazzaro  al secondo lustro degli anni cinquanta, secondo una cronologia accettata da tutta la critica ad esclusione della Corace (1989) che pare invece volerla spostare agli inizi del periodo maltese.
S.S.  – Vittorio Sgarbi – Mattia Preti – Rubbettino Soveria Mannelli (CZ), 2013