288 – San Marco Evangelista

  Titolo:   San Marco Evangelista
Anno:  1670 circa
Tecnica: Olio su tela
Dimensioni: 141×100
Città:  Cosenza
Collocazione:   Galleria Nazionale Palazzo Arnone
Non è nota la provenienza originaria dell’opera, che, acquistata da un collezionista privato, era ritenuta erroneamente raffigurante San Girolamo nello studio. Con tale errata interpretazione del soggetto fu riportata nel catalogo della Casa d’Aste Christie’s di Roma (Christie’s 1986). È palese che il soggetto dell’opera è da identificare, per l’assenza di dati iconografici specifici […] nell’evangelista Marco. Identificazione suggerita, come è stato osservato, anche dalla rappresentazione del leone ritratto secondo i canoni araldi ci propri del tetramorfo che non quelli naturalistici del Santo dottore (Leone 1990).
Studi recenti hanno, inoltre, confermato l’ipotesi (Leone 1990) che questo San Marco sia parte integrante di un ciclo completo di opere con i Quattro evangelisti. Sono state, infatti, rinvenute (Spike 1999) a Malta, in collezione privata, una copia eseguita all’epoca del dipinto in esame ed il suo pendant, anch’esso copia, raffigurante San Luca. Del resto, rileva Spike, nell’inventario del 1696 del bottino del cavaliere Andrea Marciano è riportata la notizia dell’esistenza di quattro dipinti con gli Evangelisti, quali copie alla maniera di Mattia Preti e, quindi, si può supporre che il San Marco di Cosenza sia l’unico originale sinora rinvenuto.
Le eccellenti qualità formali e stilistiche del San Marco denunciano l’autografìa dell’opera. Mina Gregori evidenzia come l’impostazione della figura del Santo, ritratto intento nell’atto di scrivere, il modo di condurre l’anatomia del corpo e dei panneggi, l’uso della luce, risultino propri dello stile pretiano e riscontra, in particolare, evidenti riferimenti stilistici con la Decollazione di san Paolo della Real Casa della Santissima Annunziata in Napoli e col Battesimo di sant’Agostino nella chiesa, intitolata al santo omonimo, a Tortoreto in Abruzzo.
L’opera è databile, sempre secondo la Gregori, prima del 1681. In effetti, la cura con cui è stato eseguito il dipinto e la presenza di alcuni dati di stile caratterizzanti il tardo operato del Preti, quali l’uso ridotto della tavolozza dei colori […] indurrebbero a datare l’opera alla fine degli anni Settanta e, come ha, invece, osservato Spike, il tratto morbido, l’ombra trasparente e fluida, la spiritualità della figura, farebbero ascrivere l’opera ai primi anni Settanta. Datazione  avallata anche dal confronto con la pala d’altare, firmata e datata 1671, raffigurante San Luca e custodita nella chiesa di san Francesco a La Valletta (Spike 1999)
G.M.
Mattia Preti, Il Cavalier Calabrese – Electa Napoli, 1999